In memoria di Don Zanolo

Caro Zip (era così che La chiamavamo, più per la sua velocità che per l’iniziale del suo nome), quando Don Sandro mi ha chiesto di scrivere su di Lei, ho detto subito sì, ma poi a ben pensarci mi sono un po pentito.

Innanzitutto scrivere del mio professore di italiano è una grossa responsabilità, non solo perchè professore di Belle Lettere, ma per tutto ciò che ne consegue. Mi sono detto: sarà difficile avvicinarsi alla Sua eleganza, quell’eleganza con cui si è sempre espresso, e che per il sottoscritto è continuata nelle brevi lettere in risposta alle mie cartoline da mondi lontani. Poi mi è venuta in mente la Sua non 14 comune prestanza atletica! Mi ricordo che appena giunto a Lombriasco, tra le prime cose che conobbi ci fu lo Zip tennista e il mito della coppa messa in palio, sempre riciclata in quanto era sempre Lei vincerla. La finalissima di tennis con lo Zip era imperdibile, tant’è che i campi da pallone in quei momenti erano deserti: ricordo bene quella volta che entrammo con 15 minuti di ritardo in studio per assistere ad un’accesa finalissima che la vide come sempre vincitore. Nel primo anno del triennio sporadicamente ci raccontava dei Suoi viaggi con la mitica 600 grigio topo che condivideva con Don Cesare e che La portò fino in Turchia. Certamente su di me influirono molto quei brevi racconti, che più tardi mi spinsero a girare il mondo. Credo di aver assorbito un po’ del Suo amore per le Lettere, un amore che va molto aldilà della mia laurea: Lei ci ha trasmesso un senso 15 del bello che conserviamo ancora, chi più chi meno. Mi ricordo quel senso del bello che si concretava in composizioni a fianco del campo da tennis, non più usato da Lei come atleta ma impreziosito dal Suo buon gusto.
Quando venni a trovarLa da neolaureato, Lei mi salutò chiamandomi ‘collega’, un titolo a me tanto caro quanto immeritato. Lei è stato per me un punto di riferimento alto, era a Lei che riuscivo a confidare le cose mie più personali. Il Suo era un ascolto attento, e l’espressione del Suo viso si modulava sui miei sentimenti, incoraggiandomi. Tant’è che alla fine erano poche le parole che mi diceva, perchè il suo sguardo aveva già dialogato con me. Caro Zip, Le abbiamo voluto veramente bene.
Avrei ancora molto da dire su di lei, ma mi fermo. Poichè la Sua più grande lezione era: “Capacità di sintesi!”.
…E più sintesi della parola Zip…!
L’abbraccio affettuosamente.

A presto
Giovanni Crivello

Da una lettera a Don Bianchi dall’exallievo Andrea Zaghi.
…è molto tempo che volevo scriverle, ma non avrei immaginato di avere come occasione la morte di don Zanolo. Eppure eccomi qui, nuovamente a scriverle di getto come già avevo fatto per don Basset. Ho letto qualche e-mail dei miei compagni di classe …tutte tristi, sinceramente tristi. Come d’altra parte sono io. Eppure, proprio ricordando don Zanolo d’Italiano professore, ho gli occhi umidi (per davvero) da un lato ed un timido sorriso dall’altro. Perché ricordando don Zanolo non può che essere così, insieme al grande affetto che mi lega a lui, come a tutti voi, che mi avete insegnato a vivere per davvero. Perché dopo i cinque anni , anche duri, trascorsi a Lombriasco ne ho passate tante, ma le ho superate perché prima ho avuto Maestri con “M” più che maiuscola. Poi lo “ZIP”, lo” ZIP”.
Maestro d’italiano e fornitore di focacce calde, professore di storia e dispensatore di bibite fresche al punto giusto. Lì, sempre con un sorriso anche quando doveva fare la faccia seria. Insegnante di eleganza (anche da prete, perché no) e di educazione. Maestro di umanità senza smancerie. Allora Zip non è morto. E non sono morti nemmeno il Grigio, il Vecchio John, il Saulo, don Maina, Pernigotti e Rossi, Basset..
Vivono tutti con noi e lo dico davvero. Vivono nei momenti che contano, quelli in cui sei felice e quelli in cui ti sembra di essere solo. Il problema vero è un altro: che occorre riuscire ad avvicinarsi alla loro grandezza. Ed è un’impresa impossibile o per lo meno ardua. Con grande affetto”.
Andrea Zaghi

Da una lettera a Don Tarasco dall’exallievo Gonella Silvio…
“… Nell’ascoltare il profilo della vita del nostro Zip (le virgolette non servono, perchè quello era il suo nome consolidato), lo rivedevo in mezzo a noi, … spiritoso e gioviale nel colloquiare con tutti in cortile. Poi le visite da exallievi, con la certezza di salutarlo per ultimo, 17 quando lui era intento a leggere i giornali nella saletta accanto al refettorio a tarda notte. Tutto questo non molto tempo fa. Oggi mi sento un pò spaesato, lo confesso. Zip era diverso, in tutto, ma era uguale con tutti, spiritoso e pungente, capace di affascinare chiunque con i suoi discorsi, la sua eleganza nell’esporli e la sua capacità di catturare l’attenzione del suo interlocutore. Al passaggio nel triennio non mi ritrovavo con quel suo modo di fare, con quella che mi sembrava supponenza nei nostri confronti. Poi, con il passare del tempo imparai a riconoscere quello che e f f e t t i v a m e n t e emergeva dal suo comportamento: la voglia sincera di sgrezzare la nostra cultura e non solo. Mai avuto un’interrogazione “normale” con lui. Non era un semplice ripetere date, fatti e personaggi. Oggi mi rendo conto che non poteva che essere così Zip. Sono fortunato, io ci sono stato, e nel momento giusto. Ho incontrato le persone di cui avevo bisogno, dalla famiglia alla scuola agli amici. Io devo molto ai salesiani. Forse noi non pensiamo mai abbastanza che siamo anche la vostra famiglia, che voi spendete la vita per noi. Che tutto il vostro lavoro ha come fine il nostro futuro migliore. Quindi siamo noi a ringraziarvi, a dovervi far sentire orgogliosi di noi, a volervi consolare con la nostra presenza e con la nostra preghiera….”
Gonella Silvio