Una bella figura salesiana

Vogliamo rendere omaggio e commemorare questa bella figura salesiana, lasciando la parola a chi lo ha conosciuto, stimato e amato e da lui ha ricevuto preziose lezioni di vita.

Personalita’ poliedrica con carattere da leader
Dall’omelia della messa funebre presieduta da Don Venanzio Nazer, vicario dell’Ispettore

Nasce anche dall’interessamento fattivo verso i ragazzi da parte di alcuni insegnanti, come Don Agagliate e Don Capellari, che si esprimeva nel condividere i problemi nel lavoro, nella famiglia, i più personali, e nell’organizzare gli incontri di festa per ritrovarsi e ricordare.
Anche i più vecchi exallievi ancora ritornano alla “casa” di Lombriasco, sebbene non trovino più gli antichi insegnanti, poiché li unisce lo spirito forte della famiglia salesiana.
Don Capellari, l’anima autentica di questa Unione, diceva: “Exallievi, amate la vostra Casa di Lombriasco: i salesiani passano ma il Signore e Don Bosco restano”.

Maestro, amico e collega prezioso
Dott. Paolo Marocco – vicepresidente – P.A. 1946

Autunno 1939.
Ragazzo undicenne, approdo a Lombriasco per iniziare il corso di avviamento professionale. La prima intenzione era quella di limitare gli studi ai soli primi tre anni.
Uscito di casa, per la prima volta, come un pulcino allontanato dalla chioccia, nel nuovo ambiente trovo come direttore Don Pellegrino e, come assistenti, vari chierici: Don Rossi, Don Pellegrino, Don Lerda, Don Motatto.
Figura caratteristica quella di Don Rossi per il suo modo particolare di fare, con indovinelli a sfondo più o meno bucolico. Sollevava il morale quando ci vedeva tristi e pensierosi, specie all’inizio dell ‘anno.
Verso la fine dell’avviamento i chierici sono andati altrove per completare i loro studi, e solo nel successivo Istituto Tecnico – allora solo per agrari – ho ritrovato Don Rossi e Don Pellegrino.
Però il periodo di maggior familiarità è stato dopo il 1957, quando Don Agagliate e lo stesso Don Rossi mi proposero l’insegnamento delle scienze agli agrari.

Anni sereni e fecondi di suggerimenti per me, insegnante inesperto, sia nei rapporti umani che nella tecnica operativa. Don Rossi, oltre a maestro ed amico, diventa collega prezioso.
Il suo stile: serietà durante l’anno scolastico e generosità nella conclusione finale era motivo di apprezzamento da parte degli studenti. Intanto inizia anche la sua collaborazione e dedizione agli exallievi.
Profondo conoscitore, come Don Pellegrino, di tutte le situazioni professionali e famigliari degli exallievi, teneva frequenti contatti, in particolar modo con quelli che per situazioni logistiche più facilmente gravitavano su Lombriasco.
Fondamentale la sua presenza, amicizia e la sua organizzazione agli incontri d’annata o di località predisposti dall’associazione o da gruppi di exallievi.

Ex-allievi: tenete la casa aperta a tanti amici
Gabriele Garnero – Geometra 1981

“La giornata è finita. Sul paese e sui campi, solenne e misteriosa èscesa l’oscurità.
Le cose immense riprendono l’antica bellezza e grandezza; quelle piccole, le roselline, l’assenzio, la menta, l’usignolo, respirano tranquille l’aria della notte, mentre la terra vola serena nell’universo…”
Così un altro dei nostri patriarchi, Don Capellari, parlava della sera, della fine della giornata, del termine delle fatiche e delle preoccupazioni di una giornata di lavoro.
E adesso anche per Don Rossi è venuta la sera, assieme alle “cose grandi” che tutti ricordiamo, alla sua lungimiranza di uomo e alla sua competenza di insegnante, mi fa piacere ricordare il Don Rossi che parla con tutti, che a tutti sa offrire una parola appropriata, che sa entrare con discrezione nelle vicende e negli avvenimenti, che coniuga una lezione o un consiglio tecnico con un’amabile conversazione sugli avvenimenti del mondo.
Il Don Rossi che consiglia agli exallievi di tenere aperta la propria casa, dove tanti amici devono poter entrare e trovare un focolare, e dice agli sposi che la piantina che seminano nel loro matrimonio deve diventare un grande albero (aveva forse in mente l’ippocastano?), e servire da riferimento e sostegno per sé e per gli altri.
Il Don Rossi che va fiero di aver voluto l’orto botanico della scuola “proprio per voi geometri” (ecco un esempio della sua lungimiranza), e che invita tutti a piantare nella propria vita un albero, che ci ricordi dopo la nostra fine!
Piccole sensazioni, che danno l’impronta del suo sentire…

Una presenza fraterna
Suor Agnese Menegon – Figlidi MariAusiliatrice

Lombriasco nel periodo bellico: paure, privazioni e, a volte, mancavanche il necessario.
Don Rossi erchierico, facevil cosiddetto “tirocinio” e in quel periodo, non avevtantsalute.
La suoraddettalla cucina, preso atto di questnecessità, come unmamma, gli confezionavun po’ di pane o grissini per completare il pasto.
Don Rossi erpiuttosto timido e non avrebbe mai chiesto un supplemento. Hsempre, però, dimostrato tantriconoscenzverso questsuorcuoca, che si chiamavMaria, quasi unvenerazione e quando – troppo presto – il Signore la chia a sé, ne hveramente sofferto e tanto pregato per lei.
Negli anni sessantle Suore di MariAusiliatrice abitavano in un ambiente più che povero. Ernecessario un miglioramento, lo esigevanche la legge, Don Rossi, allorpreside, ne caldeggiavl’iniziativa, mi ma” furono tanti.
Ci fu nel frattempo un cambio di personale e Don Rossi fu nominato Prefetto o Economo.
La nuova casa cresceve crescevano già le difficoltà e Don Rossi se ne sobbarcavi problemi; quanti sopralluoghi, misure, ripensmenti e riflessioni!
Don Rossi davsoggezione perché parlavpoco, mnoi suore lo sentivamo unpresenzfraterna; ci rispettave ci stimava. Vedevanche i sacrifici che noi tutte facevamo per la Comunità e per i giovani.
Per te la nostrpreghierdi riconoscenze suffragio.

Persona colta, acuto narratore
Manassero Mario – Geometra 1956

Ora che non è più tra noi mi soffermo spesso a ricordare la sua figura. Quella di sacerdote innanzitutto e poi quella di persona colta e di gradevole compagnia, nonchè di acuto narratore. I suoi scritti su “Col tempo e col Po” erano sempre attesi ed emanavano profonde conoscenze e competenze.
Penso poi ad altre sue doti. Tra i nostri educatori, è stato certamente quello che ha seguito maggiormente gli cx nella buona e, soprattutto, cattiva sorte. Alzi la mano ch tra voi, trovandosi a percorrere le zone grigie della vita non si sia rivolto a lui senza ottenere utili consigli e appropriate parole di conforto. Nei suoi consigli e nelle sue parole abbiamo avuto modo di apprezzare la sua capacità di adeguarsi alle nuove realtà che gli venivano proposte.

Se penso al Don Rossi dei tempi passati allorquando la sua presenza in classe ci procurava un riverenziale timore, oppure quando era di sentinella ai fumatori con delega dei genitori limitata ad una mitica Liberty o alle Tre Stelle, non posso che dichiararmi ammirato di fronte alla sua profonda quanto preziosa evoluzione.
Scorrendo ancora tra i ricordi, devo altresì riconoscere a Don Rossi un’altra capacità di cui solo oggi sono in grado di valutarne l’importanza. Intendo riferirmi a quella sua attitudine di adattare perfettamente il suo modo di essere e il suo pensiero ad ogni ambito in cui si trovasse: sia per accompagnarci – per motivi di studio – nel più sperduto cascinale, sia nella frequentazione del mondo accademico di cui – come è noto – era entrato a far parte.
Potrei dilungarmi sulla figura dell’educatore ricordando, ad esempio, gli esilaranti scherzi che a volte riservava a qualche improvvido e seccante giovincello e che ancor oggi richiamano alla mente il “castigat ridendo mores” di antica memoria; ma ritengo che gli altri saranno in grado di farlo in modo più appropriato.
A me è sufficiente riservagli un posto di privilegio tra i ricordi più cari.

Scoppiai in lacrime per la sua visita
Giuseppe Bellone – P.A. 1949

L’amorevole attenzione, il suo costante impegno nel mantenere amichevoli rapporti con gli exallievi, cosi come praticava Don Bosco, e come risulta essere una delle caratteristiche peculiari della tradizione, oserei dire “filosofia” salesiana.
Nel lontano 1969, mi trovavo gravemente ammalato ricoverato nell’Ospedale vecchio del San Giovanni in Torino. Un giorno degli otto mesi di permanenza ospedaliera, allungato sul lettino e molto sfiduciato, mi colse inaspettatamente una grande e gioiosa commozione nel vedere il sorridente e colorito viso di Don Rossi in apposita visita beneaugurante, incoraggiante e io scoppiai in lacrime a rimarcare l’apprezzamento per la solidarietà salesiana.

Insegnamenti ancora validi a trent’anni di distanza
Diego Pent – Geometra 1973

Ho appreso della scomparsa di Don Rossi, il mio caro preside di tanti anni fa, che con la sua generosità e capacità non indifferenti, èrimasto vivo e sempre presente nel mio ricordo.
Oggi, a 30 anni da quei giorni, metto in pratica nel mio lavoro i suoi insegnamenti tuttora validi e di intramontabile coerenza con i tempi moderni e quando incontro per strada un vecchio trattore Fiat (in paese ne esiste ancora uno!) penso a lui che amorevolmente lo aveva battezzato “la piccola” e rispecchio in quella macchina operatrice tutti i professori di Lombriasco che hanno dato, instancabili, la loro vita fino all’ultimo minuto.
Caro Don Rossi, ora che hai raggiunto i tuoi amici di sempre continua a vegliare sui tuoi vecchi e nuovi allievi che non ti dimenticheranno mai.

Morto nel giorno in cui Cristo risorto
Marco Eandi – Geometra 1983

Carissimo Don Bianchi,
Mi unisco spiritualmente a quanti, tra pochi minuti, si troveranno per dare l’ultimo saluto al professore e vostro confratello Don Rossi.
Come capita normalmente in queste occasioni il pensiero ritorna a tutti i momenti di vita che si sono condivisi con colui che ha raggiunto la pienezza della visione di Dio, non senza avere qualche inevitabile rammarico per le mie incomprensioni o per i momenti di tensione che ci sono stati da studente.
E’ bello pensare che Don Rossi sia morto nello stesso giorno in cui il Cristo, da lui amato, è risorto.
Porgo a Lei e a tutta la famiglia salesiana, di Lombriasco e non, le più sentite e cristiane condoglianze nella certezza che Don Rossi è già alla presenza di Dio Padre.
La grande famiglia salesiana ha da oggi un nuovo intercessore presso il Padre al quale affidare tutte le quotidiane difficoltà.

Un esempio per un buon padre di famiglia
Elia Zuin – Geometra 1983

Carissimo Don Bianchi, sono molto dispiaciuto di non aver partecipato al saluto per uno dei miei più cari insegnanti. Desidero esprimere le mie sentite condoglianze e in questo momento ricordare le severe lezioni di estimo, economia ecc., ma soprattutto di sano rigore, che ancora oggi mi aiutano a percorrere questa strada tortuosa che è la vita.

Una vita nel nome di Don Bosco
Franco Lovera – Geometra 1967

Giovane studente a Lombriasco ebbi presto modo di accorgermi che Don Rossi non solo era molto conosciuto, ma soprattutto stimato ed apprezzato dagli allievi, dagli exallievi e dalle loro famiglie.
Anche per me e la mia famiglia non fu difficile stabilire un solido legame di amicizia sincera, tanto che Don Rossi divenne per noi un riferimento puntuale per ogni problematica: religiosa, aziendale e famigliare. Partecipò alla festa di diploma con i compagni, in cascina a Cervignasco. Mi fu vicino quando, con la mamma a favore, ma il papà contrario, decisi di abbandonare la coltivazione dei campi per intraprendere un lavoro più consono al titolo di studio che avevo conseguito.
Fu lui ad indicarmi un’impresa che cercava un “geometrino” da inserire come assistente di cantiere di lavori stradali. A lui confidai le prime difficoltà e successivamente i primi successi che mi portarono a completare la carriera. Quando decisi di avviare un’impresa in proprio, Don Rossi mi fu vicino con queste parole: “Non dimenticarti di chiedere l’aiuto di Maria Ausiliatrice, tanto più in questo momento”. Mi rivolgevo a lui quando dovevo effettuare una nuova assunzione, perché mi indicasse dei geometri neodiplomati preparati ed affidabili.
Mi ricordo che una volta mi disse: “Sarebbe una buona cosa se tu organizzassi un incontro con tutti gli exallievi che lavorano nella tua azienda, io verrei volentieri a celebrare la Messa e poi potremmo cenare tutti insieme con qualche fetta di salame!” Eravamo dieci exallievi quel sabato sera nella chiesetta di Cervignasco, attorno a Don Rossi che celebrava la Messa, e poi uniti a cena in amicizia ed allegria.
Un giorno andai a Lombriasco per iscrivere mio figlio Enrico alla prima Geometri: non c’era più l’ippocastano, Don Rossi camminava traballante, eppure, sapere che ero lì per iscrivere mio figlio, lo riempì di grande gioia.
Per me, che avevo apprezzato la scuola salesiana, quell iscrizione aveva un valore di ringraziamento a Don Rossi e a tutti i Salesiani di ieri e di oggi, cominciando da Don Bosco, conscio che mio figlio avrebbe avuto modo di assorbire, da quell’enorme miniera che è la scuola salesiana, non solo nozioni scolastiche o religiose, ma insegnamenti di vita basati su solidi valori.

La settimana scorsa con mia moglie ed i figli siamo andati al cimitero di Breolungi: il mezzo sorriso abbozzato ritratto in quella fotografia apposta sulla lapide mi ha riempito gli occhi di lacrime, non cadenzare la solita frase “Buongiorno, Don Rossi!” mi è stato difficile.
Oggi a Lombriasco non c’è più l’ippocastano, non c’è più Don Rossi e sono mancati tanti altri salesiani di un tempo.
Senza Don Rossi manca un bel fiore, per me il più bello, nel prato di Lombriasco.
A noi tutti, salesiani ed exallievi, rimane il compito di tenere vivo il messaggio trasmesso.

Gli inseparabili Pelle Rossi
Don Prosdocimo Pellerino

La vita operativa del prof. Don Francesco Rossi, salesiano insegnante a Lombriasco, si identifica con la storia dell’Istituto Tecnico per Geometri, dalle sue origini al 2000.
Sono circa 50 anni di costante impegno per una conduzione responsabile e dignitosa, capace di rispondere alle esigenti attese dei genitori e di preparare i neo-geometri ad affrontare con successo l’esame professionale e il lavoro.

Tipica caratteristica del suo insegnamento: insistere su concetti fondamentali della disciplina scolastica. per offrire idee chiare e complete, attorno alle quali ogni studente poteva sviluppare i particolari secondo interesse e capacità personali.
Tutti erano in grado di seguire con frutto la scuola, anche se con differente esito e successo. Nelle esercitazioni scritte, una raccomandazione era quella di valutare i risultati dei calcoli alla luce del buon senso (BS) e dell’esperienza personale.
Non di raro le conversazioni pubbliche scolastiche o di argomento religioso facevano fiorire nell’uditorio studentesco il consenso immediato fino allo spontaneo applauso.
Consigliava, suggeriva, correggeva con notevole discrezione; i suoi interrogativi, i dubbi proposti, i silenzi o gli sguardi erano taciti inviti a rivedere le decisioni pratiche e ripensare le conclusioni in via di maturazione.
Il ragionevole rigore, unito alla generosità e comprensione, gli aprivano il cuore dei giovanotti a sentimenti di fiducia e riconoscenza senza provocare risentimenti o durature sofferenze.
Poteva creare i necessari limiti alle intemperanze giovanili di massa con il suo ascendente morale, senza uso di castighi e senza soffocare le libere iniziative, utili a maturare la nascente personalità. A fine corso aveva davanti ventenni maturi legati da rapporto di schietta amicizia, che riconoscevano in lui equità, serietà professionale e desiderio concreto del loro bene.
I genitori degli alunni coglievano volentieri l’occasione di incontri con Don Rossi per aprire il discorso su argomenti inerenti alla conduzione economica delle proprie aziende agrarie.
Alcuni dei suoi professori d’Università, i membri delle commissioni agli esami di maturità hanno esplicitamente apprezzato la chiarezza del suo ingegno, la consistenza della cultura e la sua marcata personalità ed hanno conservato solidi legami di stima, di simpatia e di cordialità. Fu per decenni cappellano stimato nella frazione di Carpenetta di Casalgrasso.

Giovani e adulti dicono di lui: “Abbiamo imparato a credere, a sperare, a pregare. In ambiente di agricoltori, è stato per tutti noi competente e prezioso consigliere, sempre disponibile e prudente, a cui ogni persona poteva rivolgersi. È stato sostegno nei momenti difficili e tristi; ha condivisa e promosso quelli felici e festosi. Aveva un modo originale e tutto suo nel presentare le verità di fede, ma con un linguaggio concreto e adatto alla nostra comprensione. Paziente e silenzioso tessitore di cordialità e di buoni rapporti, con le gite organizzate e con gli incontri nelle feste di S. Giorgio e di Dan Bosco ci ha aiutato a superare freddezze e tensioni.

Il calamaio nell’acquasantiera
Martoia Dott. Pierluigi – Geometra 1957

Il giorno delle esequie, nel grande cortile dove la nostra memoria fotografica continua a collocare l’ippocastano gigante, immagine simbolo di un’epoca di Lombriasco, una moltitudine dei suoi ragazzi seguiva assorta la cerimonia. Alcuni erano veramente ragazzi, altri uomini fatti, altri ancora portavano già in viso i segni di una maturità avanzata. Tutti tradivano un comune sentimento di affetto e di commozione.
La loro presenza in quel luogo e in quell’ora esprimeva un forte segnale di riconoscenza nei confronti di quel figlio di Don Bosco che, anno dopo anno, a partire dai banchi della scuola, aveva camminato alloro fianco in ogni circostanza, lieta o triste.
A Lombriasco il dialogo con Don Rossi cresceva gradualmente con il procedere degli studi. Nei primi anni, lo frequentavi poco perchè insegnava nel triennio superiore ma, incrociandolo, ti colpiva subito il suo sguardo penetrante ed indagatore. Quando prendeva la parola per il pensierino della buonanotte catturava l’attenzione anche dei più insonnoliti: era chiaro e conciso.
Delle sue lezioni, sempre eleganti, ricordo soprattutto il metodo didattico. Più che dei nozionisti si proponeva di formare dei “risolutori di problemi” capaci di passare dall’analisi alla sintesi, dal teorico al pratico. in ogni situazione professionale.Insisteva sulla necessità di imparare a far bene il lavoro, qualunque esso fosse.
Con qualche battutina buttata qua e là, ci costringeva a prendere coscienza dei difetti più evidenti del nostro carattere e per aiutarci a correggerli era pronto a mettersi garbatamente in discussione anche raccontando fatti della sua infanzia.

Una volta raccontò di aver versato, da chierichetto, un calamaio di inchiostro nell’acquasantiera della sua chiesa parrocchiale, trasformando in maschere di carnevale tutti i fedeli che, all’uscita, avevano fatto uso dell’acqua benedetta. Molti anni dopo nella stessa chiesa, in occasione della prima messa, aveva svelato il piccolo misfatto allo scopo di smorzare scherzosamente i troppi elogi da cui si sentiva bersagliato.[…] Poi, quando terminati gli studi si lasciava Lombriasco, il dialogo, seppure a distanza, continuava più forte di prima. Se non ti facevi vivo per troppo tempo, ti raggiungeva con una telefonata, una cartolina o una visita di persona.

Più volte, in questi quarantacinque anni, difronte a un successo, un dolore o un problema da risolvere, abbiamo sentito il bisogno di fare un salto a Lombriasco per parlarne con Don Rossi. Lui arrivava sempre, sorridendo ti portava a passeggio nei viali, o in refettorio se era ora di pranzo. A seconda delle circostanze si complimentava o trovava la giusta parola di conforto.
E’ stato via via un maestro, un amico, un compagno di viaggio, non abdicando mai al ruolo di educatore anche severo ma capace di comprendere, perdonare e indicare instancabilmente il giusto cammino.

L’ultima foto
Giancarlo Vallauri – Geometra 1963

Carissimo Don Sandro, eccoti la foto fatta a maggio 2001. Forse è l’ultimo ricordo che ritrae il grande, indimenticabile ed inflessibile “nostro maestro” di Lombriasco, nella Villa Beltrami, sua ultima dimora terrena. Fu impareggiabile insegnante di estimo e di vita, ma ciò che lo caratterizzò particolarmente fu il rapporto che, in coppia con Don Capellari, instaurò con gli exallievi e in particolare con le nostre famiglie.
Nei 40 anni che mi accomunano nel “dopo Lombriasco”, Don Rossi mi fu sempre vicino con fraterna amicizia, soprattutto nella triste e dolorosa circostanza della perdita di mia moglie Maria Teresa con la quale aveva instaurato, alla pari di altre mogli di ex, un legame di sentito e sincero affetto che lui – e solo lui – sapeva trasmettere in virtù di quel nobile animo che gli derivava da una trasparenza di sentimenti, da un equilibrio interiore, da una costante aspirazione al bene, che ne facevano un personaggio unico.
Così l’ho conosciuto, così l’ho apprezzato.
Grazie Don Rossi, per essere stato con noi, grazie per averci capito, amato e consigliato, malgrado le nostre miserie. Grazie se dal Cielo, dove sei certamente andato, continuerai, come sempre, ad amare noi tuoi figli e la tua Comunità di Lombriasco, che oggi più di ieri ha bisogno del tuo aiuto.