Mezzo secolo trascorso a Lombriasco

Quando all’intervallo delle 10,45 entro nello “spaccio” della nostra scuola per la vendita di merendine e bevande agli allievi, mi torna alla mente la figura di don Pietro Zanolo mentre serviva dietro il bancone, elogiando i ragazzi più educati e rivolgendosi in modo “leggermente” diverso a quelli troppo esuberanti. Lo spaccio infatti era stata l’ultima delle tante attività portate avanti da questo salesiano, nato nel 1926 nel Canavese e morto lo scorso 31 agosto dopo cinquant’anni esatti di permanenza ininterrotta a Lombriasco. Nel nostro Istituto, don Zanolo svolse per vari decenni l’incarico di docente di Lettere nel triennio agrario, fu consigliere quando il convitto era ancora affollatissimo, insegnò per qualche anno educazione fisica e religione, oltre a prestarsi per il ministero sacerdotale in varie chiese della zona. Grande appassionato di montagna, parlava volentieri delle scalate sulle principali vette alpine; la gigantografia del Cervino esposta ancora oggi allo spaccio lo aiutava a ricordare ogni giorno le sue imprese. Di don Pietro, chiamato “Zip” dai suoi exallievi ai quali era molto legato, colpivano in particolare alcune caratteristiche, anzitutto il carattere forte: erano memorabili le sue sfuriate verso i ragazzi indisciplinati, ai quali si rivolgeva con toni accesi e con parole non propriamente…tipiche del linguaggio teologico. Era nota a tutti la vasta e profonda cultura di don Pietro: di ogni parola sapeva l’etimologia, citava con disinvoltura testi latini e greci sia della Bibbia sia dei grandi autori classici, conosceva molto bene la storia, anche quella locale. Un’altra caratteristica di questo salesiano era la vena umoristica sempre pungente che, nonostante il carattere schivo e solitario, sfoderava volentieri anche con noi che collaboravamo nella gestione dello spaccio. Il profondo legame tra don Zanolo e la nostra scuola è stato ben espresso nei giorni del Rosario e del funerale, quando una numerosa folla di exallievi, docenti e amici dell’opera salesiana si è ritrovata a pregare per lui nella chiesa dell’Istituto ricordando vari aneddoti della sua vita, la sua severità, ma soprattutto la sua autentica passione per l’insegnamento.
Prof. Enrico Forestello
Un caro ricordo di Don Zanolo , indirizzato a Don Bianchi dall’ex-allievo Andrea Zaghi
“… è molto tempo che volevo scriverle, ma non avrei immaginato di avere come occasione la morte di don Zanolo. Eppure eccomi qui, nuovamente a scriverle di getto come già avevo fatto per don Basset. Ho letto qualche e-mail dei miei compagni di classe …tutte tristi, sinceramente tristi. Come d’altra parte sono io. Eppure, proprio ricordando don Zanolo d’Italiano professore, ho gli occhi umidi (per davvero) da un lato ed un timido sorriso dall’altro. Perché ricordando don Zanolo non può che essere così, insieme al grande affetto che mi lega a lui, come a tutti voi, che mi avete insegnato a vivere per davvero. Perché dopo i cinque anni , anche duri, trascorsi a Lombriasco ne ho passate tante, ma le ho superate perché prima ho avuto Maestri con “M” più che maiuscola.
Poi lo “ZIP”, lo” ZIP”
Maestro d’italiano e fornitore di focacce calde, professore di storia e dispensatore di bibite fresche al punto giusto. Lì, sempre con un sorriso anche quando doveva fare la faccia seria. Insegnante di eleganza (anche da prete, perché no) e di educazione. Maestro di umanità senza smancerie. Allora Zip non è morto. E non sono morti nemmeno il Grigio, il Vecchio John, il Saulo, don Maina, Pernigotti e Rossi, Basset..
Vivono tutti con noi e lo dico davvero. Vivono nei momenti che contano, quelli in cui sei felice e quelli in cui ti sembra di essere solo. Il problema vero è un altro : che occorre riuscire ad avvicinarsi alla loro grandezza. Ed è un’impresa impossibile o per lo meno ardua. Con grande affetto”.